The Disintegration Loops
Intervista di Gianpaolo Arena per CALAMITA/À
William Basinski è un compositore e musicista di formazione classica che da oltre 30 anni ha lavorato nei media sperimentali a New York e, più recentemente, in California. Con l’utilizzo di tecnologie obsolete e di tape loops, i suoi paesaggi sonori inquietanti e malinconici esplorano la natura temporale della vita, echeggiando alla memoria e all’enigma del tempo. Il suo capolavoro epico di 4 dischi, The Disintegration Loops, ha ricevuto il successo della critica internazionale ed è stato scelto come uno dei migliori 50 album del 2004 da Pitchfork Media. A partire dal 2012, la ristampa del LP box-set sotto Temporary Residence è stata premiata come miglior riedizione dell’anno, segnando un punteggio di 10 su Pitchfork. Le installazioni e i film realizzati in collaborazione con l’artista-regista James Elaine sono stati presentati in festival e musei a livello internazionale, e i suoi concerti attraggono folle da tutto il mondo registrando il tutto esaurito. Più di recente, Basinski è stato scelto dal direttore musicale Antony Hegarty per creare la musica per la nuova opera di Robert Wilson, The Life and Death of Marina Abramovic, che ha avuto la sua anteprima mondiale al Manchester International Festival nel luglio 2011 e un tour in Europa nel 2012 e in Nord America nel 2013. Le trascrizioni orchestrali di The Disintegration Loops di Maxim Moston sono state eseguite presso il Metropolitan Museum of Art, Queen Elizabeth Hall e La Batie Festival a Ginevra in Svizzera. Basinski sta attualmente girando il mondo per la promozione di Cascade e The Deluge, sue ultime opere uscite nella primavera del 2015 su 2062 Records/USA.
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CALAMITA/À: Come può l’arte contribuire a “reinventare” l’esperienza visiva? L’arte non dovrebbe essere duratura ed eterna?
William Basinski: Non saprei, non sono un’autorità su ciò che l’arte dovrebbe essere. L’esperienza visiva dipende dallo spettatore.
A/À: Qual è il ruolo della bellezza e del sublime in argomenti come la guerra, le esplosioni e i disastri?
WB: Non è certamente per glorificarli, ma per portare un elemento umano all’incomprensibile.
A/À: “Disintegration Loops” è uno dei momenti più importanti della sua carriera. Questo lavoro è pieno di decadenza e di introspezione. Come ci si sente, l’essere così strettamente legati ad una simile tragedia (gli attacchi al World Trade Center)? Le sue ossessioni e visioni in che modo hanno nutrito la sua ricerca artistica?
WB: Ero a New York, ero un testimone oculare. Avevo un appuntamento di lavoro presso il World Trade Center più tardi quel giorno, ma sono crollate davanti ai nostri occhi prima che uscissimo di casa. E’ stata un’esperienza sconvolgente, terribile e spaventosa da vedere con i propri occhi. Peggiorava di giorno in giorno. Veramente devastante.
Ossessioni e visioni? Seguo il mio istinto e cerco di far vivere qualcosa che abbia un valore eterno, qualcosa di vivo.
A/À: Nel 2013 “The Disintegration Loops” è diventato parte del Memorial Museum, è stato chiaramente collocato nel contesto dell’11 settembre. Secondo lei è il luogo adatto per quella composizione?
WB: Credo di si, ero veramente onorato e commosso quando “Disintegration Loop 1.1” venne selezionato per la collezione permanente.
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A/À: Qual è stata l’idea, il punto di partenza, dell’attuale album “Cascade”? Quando finisce il processo creativo – al momento di consegnare il lavoro finito?
WB: Il punto di partenza per “Cascade” è stato un loop singolo cadenzato di pianoforte, creato circa 30 anni fa dopo aver tagliato in loops la registrazione di una delle mie prime composizioni per pianoforte. Improvvisamente ebbi qualcosa su cui poter lavorare. Alcuni recensori hanno detto che questo è lo stesso loop tratto da “92982.4”, ma in realtà si tratta di un loop simile ma diverso, tratto sempre da questo brano non riuscito… uno dei miei primi tentativi di composizione al pianoforte. Lo ritrovai un paio di anni fa, e mi ricordai quanto mi fosse piaciuto. C’era qualcosa nella sua natura organica, cristallina e nel ritmo fuori tempo che mi ipnotizzava. Volevo provare a catturare tutto questo per il nuovo disco. Avrebbe dovuto essere facile, ma non lo è stato. Abbiamo sofferto molto in studio, il nastro era deteriorato, e io puntavo sempre a quel suono organico e cristallino che avevo memorizzato. Dopo alcuni mesi di frustrazione finalmente trovammo la soluzione, e sono felice di dire che sono entusiasta del risultato. Ci avevo quasi rinunciato.
Sì, il processo creativo finisce quando hai consegnato il master, l’artwork, la progettazione grafica, il package design, il video, l’estratto, e tutti gli elementi necessari che fanno parte della produzione di un disco. Poi si mette la testa nella ghigliottina e si spera che la lama non cada!
A/À: “Sono sicuro che il futuro si è perso da qualche parte nella discarica del passato non storico; sta nei giornali di ieri, negli annunci dei film di fantascienza, nei falsi specchi dei sogni abbandonati. Il tempo trasforma le metafore in cose, le impila nelle celle frigorifere o le mette sui terreni di gioco celesti delle nostre periferie. Avevo errato in un mondo immaginario che non riuscivo neanche io bene a immaginare. Questo panorama zero sembrava contenere delle rovine all’inverso, ossia tutte le costruzioni che sarebbero state costruite”. Robert Smithson “The Monuments of Passaic”, 1967
Nel suo lavoro attinge spesso dal suo passato. Si ritrova spesso a pensare alla memoria e al concetto di tempo? C’è un desiderio di creare un tipo di connessione lucida con un luogo e un periodo specifico?
WB: Beh, il mio lavoro si è sempre occupato dei cicli misteriosi della memoria e del tempo. Per quanto riguarda il tentativo di connessione con un luogo e tempo specifico, no, non di solito, però con l’album “92982” il titolo rappresenta la data del 29 settembre 1982, data in cui i pezzi sono stati composti e registrati a Brooklyn: i suoni esterni provenienti dalle finestre in realtà mi riportano davvero a quel luogo e a quel momento specifico. Certamente, come chiunque, quando sento certi pezzi vengo ricondotto alla prima volta che li ho sentiti, ma non è qualcosa che decido di creare quando sto componendo.
A/À: Infine, che cosa c’è in serbo per lei nel prossimo anno, musicalmente o meno?
WB: Sto lavorando ad un nuovo pezzo drone che emerge negli ultimi scorci di “Cascade”. Ci saranno due concerti in Australia questa estate e alcune date europee in autunno. Sembra che sarò a Roma a settembre al Museo di Arte Contemporanea, esibendomi con gli Alter Ego, quindi tenete d’occhio la data.