Vajont_1963
On the 9th of October 1963 a portion of the side of Monte Toc, in the Friuli region in Italy, breaks away resulting in a land slide 3km long and consisting of more than 270 million cubic metres of earth and rocks.The landslide reaches the below lying valley, generating a seismic shock wave and fills the artificial basin below.
This impact with the water within the basin creates two huge waves: the first smashes against the mountain, the second, rises over the dam and, gushing down the valley engulfs the city of Longarone together with other surrounding villages. The result is the complete destruction of the town and a death toll nearing 2000 people.
The affected communities start immediately to rebuild the social fabric of society that has been destroyed, and it is during this rehabilitation period that they decide also, to build some “new” villages. As a result, Vajont and other smaller settlements are constructed from scratch, like in Belluno Provence where the displaced inhabitants settle.
Claut_villaggio Vajont_2006
Nestled between the mountains of Friuli, in Claut, 50 prefabricated houses are constructed as a result of that particular natural disaster as a way of temporarily housing the displaced inhabitants. The village is set nearby, in flat and sunny clearing. Some of those families continue living in these prefabricated houses for over 40 years afterwards.
The project_2006/2008
Between 2005 and 2008, Marissa Morelli and Max Rommel have documented that which remains of the village of Vajont, on the outskirts of Claut. The precarious housing structures have continued to survive much longer than expected, challenging the laws of time, transforming the surrounding landscape and creating a memory that disperses boundaries. In the summer of 2008 the village was demolished.
The work of Marissa Morelli and Max Rommel demonstrates that which remains of the identity of those places and the private and collective memory of it’s last inhabitants.
[The book: WOM / working on memory, Max Rommel e Marissa Morelli, Forum Edizioni, 2008]
Vajont_1963
Il 9 ottobre 1963 si stacca dalla costa del monte Toc, in Friuli, una frana lunga 3 chilometri da oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e terra.La frana arriva a valle, generando una scossa sismica e riempiendo il bacino artificiale. L’impatto con l’acqua causa due ondate: la prima si schianta contro la montagna, la seconda, scavalca la diga precipitando verso la valle travolgendo Longarone e altri paesi limitrofi, causando la completa distruzione della città e la morte di quasi 2000 persone.
La comunità riprende subito a ricostruire il tessuto sociale esistente distrutto, ma si decide di costruire anche alcuni paesi ex novo. Così vengono progettati da zero il comune di Vajont, su progetto dell’architetto Samonà, ed altri centri più piccoli, come in provincia di Belluno, dove gli abitanti sfollati si insediano.
Anche in provincia di Pordenone, a Claut, tra le montagne friulane, in seguito a quel disastro, vengono costruiti 50 alloggi prefabbricati per la sistemazione provvisoria delle famiglie, ” sfrattate ” dal disastro. Il villaggio ha sistemazione poco fuori dall’abitato, su una radura pianeggiante e soleggiata.
Quelle famiglie, alcune di quelle, continueranno ad abitare in quelle case prefabbricate, per oltre 40 anni.
Claut_villaggio Vajont_2006
Dopo varie vicissitudini il comune di Claut decide di riprendersi quei terreni, dato che già nel 1975 l’Intendenza di Finanza comunica che ” solo quattro delle famiglie degli sfollati avrebbero avuto il diritto di occupare gli alloggi prefabbricati, in quanto le altre avevano già provveduto alla ricostruzione della propria abitazione “.
Solo nell’autunno del 2006 il comune inizia la demolizione di alcune di quelle case.
Il progetto_2006/2008
Il progetto di Case di Cartone si occupa di documentare ciò che rimane di un villaggio di sfollati del Vajont, confinato fuori Claut (PN)
Le strutture precarie adibite ad abitazione hanno continuato ad esistere per oltre 40 anni, sfidando le leggi del tempo, creando una memoria di quartiere, trasformando il paesaggio, tracciando ed allargando confini.
Il lavoro è stato strutturato nel tentativo di documentare ciò che rimaneva dell’identità di quei luoghi e della memoria privata e collettiva degli abitanti, attraverso un lavoro fotografico e video, recuperando parole suoni e gesta.
Durante l’estate del 2008 il villaggio è stato demolito.
[WOM / working on memory, Max Rommel e Marissa Morelli, Forum Edizioni, 2008 ]
MARISSA MORELLI
The Netherlands / Paesi Bassi, 1967
MAX ROMMEL
Pordenone, 1972
WOM, based in Milan since 2004, serves as a reservoir of micro-stories, an archive of memories, a visual and oral corpus subtracted from oblivion. Through photography and video, WOM explores realities of removal, of the memory of places, people and things.
Selected exhibitions include: Arte XXI, Centro Culturale Aldo Moro, curated by Chiara Tavella, Cordenons (PN), 2009; Case di cartone, Spilimbergo Fotografia 2008, curated by Antonio Giusa, 2008; Luoghi della memoria/Places of Memory. 20 years of photography in the abandoned cotton mills of Pordenone, Ex convento di San Francesco, Pordenone, curated by Antonio Giusa, 2008; Storia di una strada, Villa Carinzia, Pordenone, 2004.
WOM’s work has been documented in the books Storia di una Strada, M&B, Pordenone, 2004 and Case di cartone/Cardboard Houses, Forum ed., Udine, 2008.
Vivono e lavorano a Milano. Attraverso la fotografia e il video indagano le realtà della sottrazione, la memoria dei luoghi, delle persone e delle cose. Nel 2004 hanno creato WOM/workingonmemory: un serbatoio di microstorie, un archivio di memorie, un corpus visivo ed orale sottratto alla dimenticanza.
Tra le mostre a cui hanno partecipato: Arte XXI, Centro Culturale Aldo Moro, a cura di Chiara Tavella, Cordenons (PN), 2009; Case di cartone, Spilimbergo Fotografia 2008, a cura di Antonio Giusa, 2008; Luoghi della memoria/Places of Memory. 20 anni di fotografia nei cotonifici dismessi del pordenonese, Ex convento di San Francesco, Pordenone, a cura di Antonio Giusa, 2008; Storia di una strada, Villa Carinzia, Pordenone, 2004.
Il loro lavoro è stato documentato nei libri Storia di una Strada, M&B, Pordenone, 2004 e Case di cartone/Cardboard houses, Forum ed., Udine, 2008.
www.workingonmemory.com
www.maxrommel.com