Driven by an inexplicable sense of loss, I get in the car and take off to that part of the world that my memory pictures, I don’t know why, in the remains of a concrete staircase that has been resting at the edge of the road to Cortina. I travel under a heavy rain visualizing what most has struck me of that work, once useful and now maybe gone: those little steel dots curled on themselves, almost shrivelled after they were plundered of their massive cover in a 70-metres-tall fraction of time in which 50 millions cubic metres of water were compressed. The windscreen wipers scrape the glass while an indefinite sign, long suspended in the silence of my busy dreams, starts taking shape while my sight lingers on the Vajont dam’s deep grey.
A consonant, that’s what that sign is. A simple consonant drawn on the side of a mountain not domesticated by mass tourism. The engraving left as a reminder and an indelible memory: a powerful “M” signed with the hatred only an evil creature can express.
Turning on the radio, I watch and listen. On the dashboard’s viewer again the cursed consonant appears while the booth gets filled by dense sound filaments, as dense as was the nuked composition of deadly little drops that foretold the coming of the great wave.
I put the equaliser in place as I best can while the viewer gets lit up formulating numbers accompanied by the voice of an angel that starts announcing them in a language unknown to us: “Four Eight Seven, remember these numbers, do not forget”, it seems to say. It does so agreeably, in a way that is veiled with utter melancholy while the sounds smooths off, stops for a moment to start again its run as that of that implacable foam, down down until the valley floor.
I open my eyes, around me the calm space of the Lagoon, in my mouth the bitter taste of crooked steel and in my eyes still the image of what is left of a concrete staircase with its few steps looking onto that side of the world that keeps living into our painful memory.
Text by Mirco Salvadori
“M” is a composition based on 3 ambient pieces specifically conceived for CALAMITA/À.
All music composed by Enrico Coniglio. Involved musicians are owners of their music.
Recorded in Venice at Tripi H. Studio on February 2015.
Enrico Coniglio, guitars, e-bow, banjo, computer programming, outboard gears
Daniele Goldoni, trumpet
Lisa La Pietra, vocals
Illustration by Caterina Gabelli (Studio Fludd)
Translation by Michela Leoni
Thanks to Nicola Di Croce, Rachele Scarpa
Special thanks to Gianpaolo Arena, Michela Leoni
Spinto da un senso inspiegabile di perdita salgo in auto e mi dirigo verso quella parte di mondo che il mio ricordo incornicia, non so perché, nei resti di una scala in cemento armato che riposa da anni ai margini della statale che porta verso Cortina. Viaggio sotto una pioggia battente visualizzando ciò che più mi è rimasto impresso di quel manufatto un tempo utile ed ora forse scomparso: quei tondini di ferro avvolti su loro stessi, quasi accartocciati dopo esser stati depredati della loro possente copertura nel tempo di un attimo alto 70 metri nei quali erano compressi 50 milioni di metri cubi d’acqua. I tergicristallo raschiano il vetro e un segno indistinguibile, da tempo sospeso nel silenzio dei miei affollati sogni, inizia a prender forma mentre lo sguardo si sofferma sul grigio cupo della diga del Vajont.
Una consonante, ecco cos’è quel segno. Una semplice consonante disegnata sul crinale di una montagna non addomesticata dal turismo di massa. L’incisione lasciata come monito e ricordo indelebile: una possente lettera M segnata con l’odio che solo una creatura maligna sa esprimere.
Accendo la radio, guardo e ascolto. Sul visore inserito nel cruscotto appare nuovamente la consonante maledetta mentre l’abitacolo si riempie di filamenti sonori densi come densa era la composizione nebulizzata di piccole mortifere goccioline che preannunciò l’arrivo della grande onda.
Posiziono al meglio l’equalizzazione mentre il visore si illumina formulando dei numeri accompagnati dalla voce di un angelo che inizia a pronunciarli in una lingua a noi sconosciuta: “Quattro Otto Sette, ricordate questi numeri, non dimenticate”, sembra dire. Lo fa in maniera soave, velata di terribile mestizia mentre il suono si acquieta, si ferma un istante per riprendere poi la sua corsa al pari di quella spuma implacabile, giù giù fino a fondo valle.
Riapro gli occhi, attorno a me lo spazio calmo della Laguna, in bocca il sapore amaro dell’acciaio contorto e negli occhi ancora l’immagine di quel che resta di una scala in cemento armato con i suoi pochi gradini rivolti verso quella parte di mondo che continua a vivere dentro il nostro doloroso ricordo.
Testo a cura di Mirco Salvadori
“M” è una composizione di 3 pezzi di ambient music ideati specificamente per il progetto CALAMITA/À.
Musica composta da Enrico Coniglio. I musicisti coinvolti sono proprietari delle loro esecuzioni.
Registrato al Tripi H. Studio di Venezia nel febbraio 2015.
Enrico Coniglio, chitarre, e-bow, banjo, computer programming, outboard gears
Daniele Goldoni, tromba
Lisa La Pietra, voce
Illustrazioni: Caterina Gabelli (Studio Fludd)
Grazie a Nicola Di Croce, Rachele Scarpa
Un ringraziamento speciale a Gianpaolo Arena, Michela Leoni
Enrico Coniglio
Guitarist, sound recordist and sound artist, is a musician interested in landscape aesthetics. Setting off from a need for experimenting the different shades of ambient music, with a particular referral to the soundscape of the Venetian Lagoon, his research has increasingly focused on the relationship between music and the representation of contemporary landscapes. His music – solo and collaborative works – have been featured by several labels including Fluid Audio, Crónica electronica, Gruen Rekorder, Taalem, Fear Drop/Fario, Glacial Movements, Hypnos, Silentes, Touch/Spire. Together with Leandro Pisano he runs the digital label Galaverna, specialised in field recording and soundscape composition. Enrico is member of the AIPS – Archivio Italiano Paesaggi Sonori.
Chitarrista, environmental sound recordist e sound artist, è un musicista interessato all’estetica del paesaggio. Partendo da un iniziale bisogno di sperimentare le diverse forme dell’ambient music, con particolare riferimento al paesaggio sonoro della laguna di Venezia, la sua ricerca si è sempre più focalizzata sul rapporto tra musica e rappresentazione dei paesaggi del contemporaneo. La sua musica è stata pubblicata da varie etichette tra cui Fluid Audio, Crónica electronica, Gruen Rekorder, Taalem, Fear Drop/Fario, Glacial Movements, Hypnos, Silentes, Touch/Spire. Nel febbraio 2012 ha fondato assieme al giornalista musicale irpino Leandro Pisano l’etichetta digitale Galaverna, specializzata in field recordings e soundscape compositions. Coniglio è membro di AIPS – Archivio Italiano Paesaggi Sonori.
Daniele Goldoni
Daniele Goldoni is a lecturer in aesthetics at the Ca’ Foscari University of Venice. He authored essays on Marx, Hegel, Hölderlin (Gratitudine. Voci di Hölderlin, Marinotti, Milano 2013), on the transformations of contemporary life, on the new economy(Estetizzazione dell’economia (2013); on philosophy and music (Fragole d’inverno (2011); Fonoperiferie (2011); Improvvisare (2012); John Cage. Che cos’è contemporaneo? (2013), Composizione e improvvisazione: dove sta la differenza? (2013). Together with the Venice Biennale, he has organised a number of meetings with live music for the “Biennale Musica” (Em/Pyres di e con Elliot Sharp (2006), ComposAzione (2009) with A. Cappelletti, V. Montalti, L. Mosca, M. Tadini). He leads the workshop on improvised music organised by the Ca’ Foscari University of Venice. He directed the Ca’ Foscari Jazz Festival in 2013 and 2014. As a musician (trumpeter) he performs in different ensembles spanning from jazz to free improvisation to contemporary musical research.
Daniele Goldoni. Insegna estetica all’università Ca’ Foscari di Venezia. Autore di monografie su Marx, Hegel, Hölderlin (Gratitudine. Voci di Hölderlin, Marinotti, Milano 2013), di saggi sulle trasformazioni della vita contemporanea, sulla new economy (Estetizzazione dell’economia (2013); su filosofia e musica (Fragole d’inverno (2011); Fonoperiferie (2011); Improvvisare (2012); John Cage. Che cos’è contemporaneo? (2013), Composizione e improvvisazione: dove sta la differenza? (2013). Ha organizzato convegni con musica dal vivo con Biennale Musica di Venezia (Em/Pyres di e con Elliot Sharp (2006), ComposAzione (2009) con A. Cappelletti, V. Montalti, L. Mosca, M. Tadini). Dirige il workshop di Ca’ Foscari per la musica improvvisata. Ha diretto il Ca’ Foscari Jazz Fest 2013 e 2014. Come musicista (trombettista) suona in varie formazioni, dal jazz alla free improvisation (Monte Analogo, Ratz) alla ricerca musicale contemporanea (Elettrofoscari, CREI).
Lisa La Pietra
Lisa La Pietra is a musician (opera singer) and a music and performative arts researcher. Born in Lanciano in 1987, she lives in Venice where she studied opera singing at the conservatory B. Marcello and is completing her studies of vocal chamber music at the conservatory A. Pedrollo in Vicenza, under the lead of Elisabetta Andreani. Always interested in voice, space, sound spatialization and in virtual architecture: in everything that has to do with the links between music and architecture, space and voice, arts and new medias. She performs numerous concerts both solo and in ensembles, takes part in performative projects, seminars and collaborates with different agencies, institutions and editors. She works for the milanese communication and marketing agency Lemonard as an editor and is creative director of the artist residency and research “Abitare la musica. Cantare l’architettura.” At Pizzoferrato (Chieti) she is founder and executor of the Arghej’ ensemble. A young soprano, she has several concerts and collaborations to her name, mainly in contemporary music.
Lisa La Pietra. Musicista (cantante lirica) e studioso di musica e arti performative. Nata a Lanciano il 18-02-1987, vive a Venezia dove ha studiato Canto Lirico presso il conservatorio B. Marcello di Venezia e sta terminando gli studi di Musica Vocale da Camera per Cantanti presso il conservatorio A. Pedrollo di Vicenza sotto la guida di Elisabetta Andreani. Da sempre interessata alla voce, allo spazio, alla spazializzazione del suono e all’architettura virtuale; a tutto ciò che interessa le contingenze fra musica e architettura, spazio e voce, arti e new media. Svolge numerosi concerti da solista e in ensemble, progetti performativi, convegni e collabora con diversi enti, istituzioni e editori. Lavora come editor per l’agenzia di comunicazione e marketing Lemonard di Milano, direttore artistico della residenza artistica e di ricerca “Abitare la musica. Cantare l’architettura.” A Pizzoferrato (ch), fondatore ed esecutore dell’Arghej’ensemble. Giovane soprano, ha all’attivo numerosi concerti e collaborazioni prevalentemente nell’ambito della musica contemporanea.